Sabato 14 maggio in 300 a Pordenone in piazza, nessun confine, nessun muro, nessuna legalità: solo persone libere!
Nessuno deve dormire in strada!
Tutti hanno diritto a una vita dignitosa!
Permesso di soggiorno non legato al lavoro!
Queste le parole d’ordine per le quali molto immigrati e rifugiati e la parte migliore della città sono oggi scese in piazza a Pordenone.
Di cosa stiamo parlando quando parliamo di migranti, profughi e rifugiati?
Le migrazioni che negli ultimi decenni si stanno intensificando in buona parte del pianeta non sono frutto di una casualità ma sono la conseguenza di diversi fattori.
Da sempre uomini, donne e intere famiglie sono migrate, da un luogo all’altro, per le ragioni più svariate. La necessità di spostarsi e ricercare altrove un posto dove vivere è insita nel genere umano e noi rivendichiamo questa esigenza naturale: tutti devono essere liberi di circolare liberamente, anche solo per curiosità, esperienza, ricerca o realizzazione di sè.
Storicamente ci sono state, e ci sono ancora oggi, altre ragioni che spingono interi gruppi umani a migrare e sono di natura sostanzialmente violenta: guerre, miseria, fame, persecuzioni e calamità naturali – sempre più dovute ai cambiamenti climatici.
I conflitti armati, scatenati per motivi economici e di predominio geopolitico, si sono moltiplicati. La fine della guerra fredda non ha assicurato un periodo di pace e prosperità. Al contrario ha aperto il campo a nuove guerre e occupazioni, innescate, nella maggior parte dei casi, da un neocolonialismo dove le grandi potenze spadroneggiano. Le conseguenti spirali di violenza portano sempre con sè dati impressionanti di morti civili e soprattutto veri e propri esodi: nel mondo ci sono 46,3 milioni fra rifugiati e sfollati interni. Dappertutto ogni giorno nascono campi profughi, e solo pochi casi garantiscono una condizione di vita dignitosa. Molte poi sono le città tendopoli in cui centinaia di famiglie non vivono ma sopravvivono, condividendo il poco spazio disponibile e la mancanza di prospettive per il futuro.
L’Unrwa, che fa parte dell’Onu, gestisce oltre 5 milioni di palestinesi, mentre secondo il rapporto dell’UNHCR Asylum Trends del 2014, i rifugiati siriani sono già ben oltre i tre milioni, ovvero il 23% di tutti i rifugiati assistiti. Seguono poi i 2,7 milioni di rifugiati afgani. Dopo la Siria, devastata dalla guerra civile e dal cappio dello Stato islamico; dopo l’Afghanistan, bombardato e occupato da USA e NATO, i principali paesi d’origine dei rifugiati sono la Somalia (oltre un milione di persone sparse principalmente fra Kenya, Etiopia e Yemen), il Sudan (670mila), il Sud Sudan (509mila), la Repubblica democratica del Congo (493mila), il Myanmar (l’ex Birmania, 480mila), l’Iraq (426mila) e la Colombia (397mila).
Sostenere, dati alla mano, che i migranti, e in particolare i profughi, siano per lo più degli approfittatori e persino terroristi, non trova fondamento se non nell’ignoranza e nella paura fomentata da chi quelle guerre e quella violenza l’ha voluta e spesso votata.
Muri per le persone libertà per le merci
Il recente scandalo dei Panama Papers – che rivelano come migliaia di capi di stato, politici e faccendieri abbiano travasato nei paradisi fiscali miliardi di dollari ed euro in barba al fisco dei loro rispettivi governi – è indicativo di quanto valga la “legalità” dei privilegiati e di come per loro non ci siano frontiere, muri e confini ma anche di come fra i ricchi di provenienza diversa la solidarietà nel coprirsi a vicenda sia piena e incondizionata. Questi signori del rigore altrui sono al contrario incredibilmente attenti a far rispettare la legalità ai poveri e ancora di più ai disgraziati. Mai come in questi ultimi anni si sono visti alzare barriere di fili spinati oltre che veri e propri muri contro le persone: in Israele, in Messico, in Ungheria ed ora in Austria ecc.
Gran parte delle nuove destre, neonaziste e neofasciste, proliferano in Europa sulla scia della paura e dell’odio che i vari governanti liberali e socialdemocratici hanno lasciato crescere nell’impoverimento dei ceti una volta tutelati ed ora in piena crisi.
Ancora una volta la “guerra fra poveri” sembra un’arma vincente. Sicuramente distoglie l’attenzione dei cittadini dalle ruberie in grande stile e dalle strategie di dominio delle varie potenze, anche di quelle emergenti, e dai loro conflitti di potere.
La libertà non si arresta!
Nonostante questo clima diffuso, anche in Italia in molti non ci stanno a farsi incantare dalle politiche del rancore e del capro espiatorio, la parte migliore della società si mobilità in atti di solidarietà come a Ventimiglia, a Lampedusa o in moltre altre città come a Pordenone, dove una Rete Solidale ed altre realtà si sono costituite spontaneamente per supportare gli ormai centinaia di richiedenti asilo costretti a dormire in strada e senza un pasto. Proprio in queste settimane ben tre manifestazioni si sono svolte al Brennero lungo il confine con l’Austria, dove il governo ha deciso di bloccare il confine per respingere i migranti: manifestazioni soprattutto di giovani che con genoristà hanno cercato di varcare questo confine mostrando a tutti come le frontiere siano solo un atto di arbitraria disumanità e che nessun muro potrà mai fermare uomini e donne liberi.
A questi attivisti diamo la nostra solidarietà e verso la società che si mobilità in aiuto degli ultimi guardiamo con speranza ma non ci accontentiamo.
Vogliamo che questa solidarietà si allarghi, vogliamo convincere anche quella buona parte della popolazione che si trova in bilico, con la paura di perdere quel poco che possiede e che oggi guarda con simpatia le politiche di esclusione se non di vera e propria segregazione. Vogliamo mostrare loro come i veri responsabili delle migrazioni forzate e del loro impoverimento non sono quelli che stanno ancora peggio ma quelli che questa gente han costretto alla fuga, bombardando i loro paesi, saccheggiando le loro risorse e impoverendoli con politiche di usura e ricatto, ma anche semplicemente vendendo armi e facendo accordi commerciali con capi di stato o generali assassini, come ha fatto l’Italia con la Libia, l’Iraq, la Somalia, l’Egitto o la Turchia.
PnRebel